Halloween è passato, ma non per questo non possiamo narrarvi una storia di fantasmi, vero? : )
Dunque: Lafcadio Hearn, conosciuto anche come Kaizumi Yakumo, fu un giornalista particolarmente noto appunto per le sue storie sui fantasmi legate al giappone.
Vi riportiamo, tradotto dall’autore di questo articolo, un stralcio recuperato dal suo celebre Kwaidan (“storie di fantasmi”), libro da cui fu tratto il film omonimo rilasciato nel 1965, e che tratta dello Yokai (“Spirito”, “apparizione”) conosciuto come Mujina:
<< Sulla strada di Akasaka, a Tokyo, vi è una salita chiamata Kii-no-kuni-zaka, che significa “La Salita della Provincia di Kii”. Da un lato di questa salita vedrete una vecchia fossa, profonda e molto larga, con alti argini verdi che si sollevano collegandosi a certi giardini; mentre dall’altra parte della strada vi si trovano le lunghe ed imponenti mura di un palazzo imperiale.
Ben prima dell’epoca dei lampioni e dei jinrikisha (risciò, carrozza leggera a due ruote), tale quartiere era molto solitario durante le ore notturne; e i passanti che si attardavano avrebbero preferito deviare di miglia da quel percorso piuttosto che percorrerlo da soli, dopo il tramonto, poiché si diceva che da quelle parti vagasse una Mujina.
L’ultimo uomo che vide una Mujina era un vecchio mercante del quartiere di Kobayashi, che morì una trentina di anni fa. Questa è la sua storia:
Una notte, verso tarda ora, un anziano si muoveva con una certa fretta lungo la Kii-no-kuni-zaka, quando udì il pianto disperato di una donna sola accovacciata presso la fossa. Temendo che intendesse annegarsi, la fermò offrendole tutta l’attenzione e le consolazioni che potesse darle. All’apparenza, la donna sembrava fragile ed elegante, ed i suoi capelli erano acconciati come quelli di una giovane di buona famiglia.
” Giovane!”, esclamò, avvicinandosi, “Giovane, non piangere così!…Dimmi cosa ti affligge; e se posso esserti d’appoggio in qualsivoglia modo, ne sarò felice.” L’uomo era onesto, in quanto ormai vecchio e dall’animo gentile.
Ma lei continuava a piangere incessantemente, celando il viso con le maniche del proprio kimono.
“Giovane”, disse di nuovo e con il suo tono più gentile, “ti prego, ascoltami!…Questo posto, a sera, non è adatto per una ragazza tanto giovane! Ti prego, non piangere – e dimmi come posso esserti d’aiuto!”
Lentamente, la ragazza si alzò, ma tenendogli le spalle, e continuò a gemere e a singhiozzare nascosta dietro la manica.
L’anziano pose una mano sulla spalla della giovane donna, pregandola:” Giovane, o giovane! Prestami orecchio, giovane, ti prego!”
Solo allora, dunque, la giovane si voltò, e calando la manica, si passò la mano sul viso; e l’uomo realizzò che quel volto era privo di occhi, naso e bocca e così, urlando, si dette alla fuga.
Corse e corse lungo la Kii-no-kuni-zaka; nel buio. Corse senza guardarsi alle spalle; finché non vide una lanterna, tanto distante da sembrare il fuoco emesso da una lucciola; la raggiunse.
Si rivelò essere la mera lanterna di un venditore di soba girovago che s’era fermato presso il lato della strada; ma anche una semplice luce o la compagnia di qualsiasi essere vivente era oro dopo l’esperienza che aveva vissuto prima; così si proiettò ai piedi del venditore di soba, ansimando per lo spavento, “Ah! ….Aah..!!…aahh!”…
“Kore! Kore! (qui, qui!)” escalmò grezzamente il venditore. ” Che è accaduto? Qualcuno ti ha aggredito?”
“No…nessuno mi ha aggredito…”, ansimò l’altro, ” solo che…ah!…aahh…”
“Ti hanno solo spaventato?”, chiese il venditore mostrando scarso coinvolgimento. ” Ladruncoli?”
“No, niente ladri,” boccheggiò il vecchio impaurito…” Ho visto…ho visto una donna – presso il fossato – e lei era…Ah! Non crederai a ciò che mi ha mostrato!”
“Ha! Per caso ti ha mostrato una cosa COSI?”, piagnucolò il venditore, passandosi una mano sul viso, che dunque divenne bianco come l’albume di un uovo…
….simultaneamente, la luce si spense. >>
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