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4 giugno 1989

Il 15 aprile 1989, morì il politico riformista Hu Yaobang. In occasione della sua morte prematura e improvvisa, gli studenti ne approfittarono per manifestare il proprio scontento e con il pretesto dell’omaggio funebre verso l’ex segretario, trasformato in campione di democrazia, vengono affissi festoni che denunciano l’abbandono della riforma politica e il ritorno al conservatorismo, contro i metodi dittatoriali di Deng Xiaoping e che reclamano maggiore libertà di espressione. Chiedevano di poter parlare con il Primo Ministro Li Peng. Per non dare giustificazione della repressione, gli studenti si armano di non-violenza, lealtà al Partito e fedeltà alla memoria di uno dei suoi grandi dirigenti defunto.

Il segretario Zhao Ziyang era favorevole ad una repressione moderata della protesta. Tuttavia durante la sua assenza per una visita diplomatica in Corea, Li Peng si accorda con Deng Xiaoping.

Per non dare adito a scandali, Deng Xiaoping il 26 aprile fa uscire un articolo sul Quotidiano del Popolo, che mette in guardia contro le manovre dei controrivoluzionari e vieta ogni manifestazione. Perciò la manifestazione studentesca diventa illegale, ma prosegue grazie alla simpatia da parte del popolo.

Il 4 maggio – in concomitanza con le celebrazioni dell’anniversario del movimento del 4 maggio 1919 per l’indipendenza, la libertà e la democrazia – si incontrano i delegati per la riunione annuale della Banca Asiatica, che quell’anno si sarebbe dovuta tenere in Cina. Dall’estero la situazione tra i manifestanti e i dirigenti resta pacifica e distesa, tanto che in quei giorni molti studenti lasciano la manifestazione e molte università riprendono persino le lezioni. Gli studenti più radicali invece, rimangono in Piazza Tiananmen e avviano uno sciopero della fame.

Alla vigilia della visita ufficiale di Gorbaciov, prevista il 17 maggio, migliaia di scioperanti scendono in Piazza e fanno anche del nuovo arrivato, un modello del riformatore democratico, contrapponendolo ai propri dirigenti. I quadri, gli operai, piccoli imprenditori privati si uniscono agli studenti. Anche i mezzi di informazione simpatizzano per gli scioperanti. Ma se gli studenti sostengono la libertà e la democrazia, la folla cittadina si è mobilitata per la denuncia alla corruzione. Le richieste studentesche avevano un valore soprattutto simbolico.

Il 19 maggio Li Peng impose la legge marziale, approvata dai comitati di partito delle istanze centrali, dai governatori delle province, dai comandanti delle grandi regioni militari: non si tratta di un colpo di stato, ma di una vittoria dei conservatori. L’unico ad opporsi fu Zhao Ziyang, che il 20 maggio tentò invano di convincere gli studenti ad interrompere lo sciopero della fame e l’occupazione di Piazza Tiananmen.

Per 12 giorni la situazione restò in stallo, finché Deng Xiaoping decise di dare ordine all’esercito di usare la forza, tentando di riprendere in mano le redini del Partito che si stava ormai sgretolando. Così nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 l’esercito inizia a sparare ad altezza d’uomo. Nonostante non sia possibile una ricostruzione accurata dei fatti, si trattò di un vero e proprio massacro. Nei giorni successivi tutti i restanti rivoluzionari furono arrestati.

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