Ho sempre avuto una certa attrazione per il genere horror, non solamente per quello fine a se stesso, ma anche e sopratutto per un tipo di horror ragionato, grottesco, “bello a vedersi”, e con qualche spunto di riflessione durante il prosieguo della storia.
Oltre al cinema, i film, e l’animazione in generale (ah, quante scuse per non studiare ai tempi del liceo!), ero particolarmente attratto anche dal modo di comunicare l’orrore dei mangaka ( = in soldoni, l’ autore di manga), e trovai una forte connessione con quello che è ad oggi definito il principe dell’horror giapponese su carta, ovvero Junji Itou.
Nato nella prefettura di Gifu nel 1963, laureato in odontoiatria, tra una pausa e l’altra il Nostro, ispirato da certi schizzi della sorella maggiore e da altre fonti quali Kazuo Umezu (che tra le altre cose è un mangaka horror), si dilettava nell’arte del disegno come mero hobby.
Itou-san non solo propone personaggi ricorrenti, che col passare dei SUOI anni fa crescere in età, ma sopratutto storie di pochi volumi totalmente estranee a suddetti personaggi dove l’autore tira fuori una verve piuttosto perversa, sempre originale e sorprendente, e che, cosa non frequente, si distacca spesso e volentieri dall’ecchi o dal concetto di violenza sessuale, due artifici che in molte occasioni si rivelano utili per stuzzicare l’interesse dei lettori.
Tra le sue opere più interessanti, descritte molto brevemente in parentesi, abbiamo Gyo (un’invasione di pesci apparentemente meccanici) e Uzumaki (che verte in modo perverso attorno alle spirali), che consiglio caldamente.
Tra i suoi personaggi più ricorrenti e di rilievo abbiamo lo spettro Tomie e lo stralunato Souichi Tsuji, un ragazzino intelligente ma distratto legato alle arti oscure e al voodoo.
Non mancano, infine, una moltitudine di interessantissime storie brevi, spesso anche umoristiche (ricordo una mini-serie molto particolare chiamata Junji Itou’s cat diary, il cui nome dice tutto), o addirittura riadattamenti di classici dell’horror. Straconsiglio, a tal proposito, il Frankenstein disegnato da Itou, contenuto in una raccolta, che in più di un’occasione offre un mix di emozioni che vanno ben oltre il mero concetto di “paura”.
E lui è anche un bell’uomo (ma, ahinoi, sposato!). Cosa volere di più?
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