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Curiosità a Corte nel periodo Heian (pt. 2)

Qualche articolo fa, ci siamo soffermati sulle imprese (?) del nobile di corte del periodo Heian, in particolare sulle tattiche di caccia adoperate da quest’ultimo nei riguardi di ignare fanciulle, di cui abbiamo descritto anche le caratteristiche che solitamente intrigavano di più.

Ma, a onor del vero, non è che l’uomo se la passasse poi alla grande, in quanto doveva a propria volta ricoprire determinati stilemi che oggi sono, generalmente, un miraggio.

Quali?

Innanzitutto, era importante che si trovasse in armonia con il paesaggio che lo circondava, i suoi gesti dovevano essere eleganti e solenni, mentre nel campo dell’Arte, doveva essere in grado di suonare e comporre versi con maestria, essere un buon danzatore, e sopratutto non trascurare la sensibilità d’animo.

Eh, sì, perché risulta che a Corte, a dimostrazione che si trovassero anni luce persino rispetto ai tempi odierni, la sensibilità, il pianto, non eran visti come segno di debolezza, ma al contrario i sintomi di un animo in grado di cogliere l’Origine delle Cose (Mono No Aware, di cui abbiamo anche parlato in un altro articolo).

E’ importante sottolineare che, così come si abbia la certezza che le cose funzionassero a questo modo in un angolo dove dominavano letterati, intellettuali, filosofi, ecc…, allo stesso modo si sapesse ben poco di cosa accadesse nei quartieri bassi. Per quello, possiamo ricorrere a cose come canti popolari o fiabe. Si delinea, in verità, quasi un disprezzo della Corte nei riguardi dei quartieri popolari, in quanto quelle poche volte che si parlava dei “villani” nei testi Heian, questi disgraziati venivano additati come grezzi e privi di qualsivoglia tatto.

Povera ‘ggente. = \

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