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"Cigni selvatici" di Jung Chang

“Cigni selvatici” è uscito per la prima volta nel 1991, è un romanzo storico ed autobiografico della scrittrice cinese Jung Chang, nata nella provincia del Sichuan nel 1952 e trasferitasi in Gran Bretagna dal 1978. In questo romanzo la scrittrice racconta la vita di sua nonna, di sua madre e la sua che si intrecciano inevitabilmente con i fatti storici della Cina del Novecento, riportati fedelmente. All’inizio del libro infatti è presente l’albero genealogico della sua famiglia in confronto con la cronologia della storia cinese.Ritengo che sia un ottimo strumento per comprendere sia la storia della Cina prima, durante e dopo Mao Zedong, che l’evoluzione della figura femminile in Cina. Penso inoltre che sia utile per comprendere la storia della Cina vista dagli occhi di chi l’ha vissuta, un pò come quando leggiamo “Il Diario di Anna Frank” o “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Oltre alla storia cinese leggendo questo romanzo apprendiamo anche molti altri aspetti della cultura cinese.

TRAMA:

La nonna Yu Feng nacque agli inizi del Novecento, quando la Cina era divisa tra la fine dell’Impero mancese Qing e l’inizio della Repubblica avvenuto nel 1911 e la spartizione del potere tra i vari Signori della Guerra. Fu la concubina del generale Xue Zhi-heng, capo della polizia del governo dei signori della guerra di Pechino e nonno dell’autrice. Nelle prime pagine il lettore apprende la tradizione della fasciatura dei piedi, necessaria per trovare un buon partito da sposare, l’usanza dei matrimoni combinati, in quell’epoca infatti l’amore non veniva preso in considerazione, il matrimonio era solo un contratto tra due famiglie e il ruolo delle concubine. Nei capitoli successivi ella trovò l’amore e la comprensione in un medico, il dottor Xia.

La madre, Bao Qin, nacque nel 1931, stesso anno dell’inizio dell’invasione giapponese. Più fortunata della nonna, non dovette subire la fasciatura dei piedi, potè studiare e in seguito iniziò a collaborare con il Partito Comunista Cinese, spinta dal desiderio di realizzare una società in cui non ci fossero differenze tra uomini e donne, e si potè sposare con l’uomo che amava, anch’egli attivo all’interno del Partito Comunista Cinese. In seguito il lettore inizia ad entrare nell’ottica della politica di Mao Zedong, l’autrice descrive le varie tappe della sua politica dopo la presa del potere nel 1949 e il lettore comprende che per tenerlo egli attuò misure sconsiderate come il controllo su tutta la popolazione facendo sì che ciascuno controlli i suoi vicini e denunci qualunque atteggiamento considerato “controrivoluzionario”: la riforma agraria e il primo piano quinquennale volte a risanare l’economia nel 1950; la campagna dei tre contro e dei cinque contro, rispettivamente del 1951 e 1952 volte ad eliminare la corruzione sia tra i membri del Partito stesso che nella popolazione; il Grande Balzo in Avanti nel 1958 con cui si ebbe prima la formazione delle cooperative agricole e poi delle comuni popolari; la Campagna dei 100 fiori.

L’autrice Jung Chang, è nata durante l’epoca maoista. Descrive la sua visione degli Occidentali da piccola, data dalla lettura di racconti occidentali come “La piccola fiammiferaia” e dalla visione di film in cui gli abitanti dei Paesi Capitalisti venivano mostrati come poveri, e i bambini costretti a lavorare per non morire di fame. Inoltre era molto restia anche nei confronti del Cristianesimo per via della forte propaganda antireligiosa. Si sentiva molto fortunata a vivere in Cina che era considerata come il Paradiso e perciò, quando nel 1964 iniziò il culto della personalità di Mao, lei entrò volontariamente a far parte dell’esercito delle Guardie Rosse e nonostante durante la Rivoluzione Culturale del 1966. Suo padre venne arrestato da esse, lei non è in grado di deviare dall’ideologia maoista. Inoltre a causa del clima di terrore imposto da Mao in questo periodo, nessuno tra gli adulti osava rivelare i suoi veri pensieri; nel 1967 però i membri del Politburo tentano invano di contrastare la linea di Mao, e quindi anche il padre di Jung Chang decise di farsi coraggio e contraddirlo, in quanto riteneva che la sua linea politica andasse contro i principi comunisti, questo però gli causò prima l’arresto e poi la pazzia. Nel 1969 venne inviata in un campo di lavoro per la “riforma del pensiero” (勞改 “laogai”) dovette perciò interrompere gli studi (le università vennero infatti chiuse) e intraprendere la vita da contadina e non sapeva se quella sarebbe stata la sua sorte per tutta la vita. All’inizio degli anni Settanta però le università furono riaperte e Jung Chang venne ammessa all’università di lingue straniere di Chengdu dove studiò inglese e inizò ad ammirare l’Occidente. Dopo la morte di Mao, avvenuta nel 1976, il suo corso all’università venne interrotto e lei rischiò di dover tornare al suo vecchio lavoro di elettricista, riuscì però ad evitarlo. Nel 1978 vinse una borsa di studio per andare a studiare in Inghilterra, dove dieci anni più tardi decise di scrivere questo romanzo.

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